L’ INFLAZIONE SECONDO ANDREA ROCCO

Andrea Rocco è CEO di Ecomatica e Docente di Finanza presso Primari Istituti Bancari e Fondazioni Universitarie.

L’INTERVISTA

Andrea, parliamo di inflazione, perché? Perché intanto ne stiamo parlando tantissimo e non eravamo più abituati a farlo, è una variabile che incide, e non poco, ci dirai tu, nella vita delle persone.

Ti chiedo se pensi di voler evidenziare qualcosa alla voce inflazione.

Si, certamente perché, come giustamente dici, l’inflazione è un tema molto caldo e di cui stiamo sentendo ripetutamente parlare.

Che cosa sentiamo dire sull’inflazione? Sentiamo dire che si tratta di una tassa, si tratta di un aumento generalizzato dei prezzi di un paniere di beni e servizi e, quando si verifica questo aumento e la ricchezza non segue lo stesso passo, noi ci impoveriamo.

Ma, oltre a questo che cosa dobbiamo ricordare sull’inflazione? Altre cose, sicuramente molto importanti.

La prima, l’inflazione non soltanto è una tassa ma rischia di essere una doppia tassa, perché da un lato colpisce il reddito delle persone, dall’altro rischia di colpire anche il patrimonio delle persone. Il reddito perché, evidentemente, servirebbe che l’aumento dei prezzi di beni e servizi sia compensato da un aumento anche del reddito, che noi periodicamente andiamo ad incassare. E questo, come sappiamo, non è generalmente possibile perché gli stipendi, i compensi delle persone sono piuttosto rigidi, mal si adattano all’andamento dei prezzi, quindi su questo primo punto noi possiamo fare poco.

Non dobbiamo correre il rischio di farci colpire anche da un punto di vista patrimoniale perché la ricchezza accantonata rischia anch’essa di essere colpita e, per evitare che ciò avvenga, dobbiamo adottare apposite strategie e comportamenti ben precisi. E questo è un primo aspetto da evidenziare.

Ma ce n’è anche un altro che tende ad essere evidenziato poco. Abbiamo detto che una tassa genera una perdita reale, ma è bene rimarcare che questa perdita reale è irrecuperabile, è secca, è definitiva fino a quando una persona non cambia abitudini. Noi sappiamo che in un investimento finanziario le quotazioni oscillano, talvolta nel breve termine fanno soffrire, ma sappiamo benissimo che poi, nel tempo, l’investimento restituisce valore.

Ebbene questo non avviene se invece l’inflazione si subisce con un comportamento passivo perché questa è una perdita che, fin tanto che non si cambia impostazione e abitudine, ci si porta a casa ed è una perdita certa e secca.

Spesso si pensa che l’inflazione danneggi soprattutto le persone che hanno meno patrimonio e meno reddito. In realtà non è così perché chi invece è più patrimonializzato, chi è più “benestante” dunque ha anche un tenore di vita che chiaramente è allineato al proprio reddito e alla propria ricchezza, subisce un’inflazione ancora più aggressiva. I beni di lusso in qualsiasi parte del mondo e da sempre crescono a ritmi più sostenuti di quanto cresca l’inflazione ufficiale e allora è ancora più importante per queste persone difendersi da un nemico che spesso ritengono invisibile ma che in verità può fare danni.

Allora ti chiedo, come possiamo aiutare i risparmiatori? Verso quali soluzioni possiamo accompagnarli?

Io credo che la prima cosa da dire, prima di soffermarmi su che cosa è giusto fare e che cosa è meno giusto o è sbagliato fare. La prima cosa da dire sia ricordare sempre alle persone il traguardo, il motivo per cui stanno investendo.

L’inflazione in questo momento è un’onda che ci sta prendendo al largo ma quando siamo in mezzo al mare, dobbiamo guardare l’orizzonte, un punto fisso così il mal di mare passa. Ecco, questa onda che stiamo vivendo è certamente problematica da certi punti di vista ma da altri punti di vista rappresenta una enorme opportunità.

E allora, dopo aver chiarito che il traguardo è ciò che davvero dobbiamo sempre guardare, ciò a cui dobbiamo rivolgere lo sguardo, cerchiamo di capire che cosa va fatto e che cosa non va fatto.

Allora, che cosa non va fatto? In momenti di inflazione sostenuta come quelli che stiamo attraversando, quello che certamente non bisogna fare è soffermarsi su alcune abitudini che molti risparmiatori ritengono invece esenti da rischi.

Ad esempio, non bisognerebbe eccedere nella liquidità che sappiamo essere assai copiosa nei conti correnti degli italiani perché allo stato attuale, ai livelli attuali di inflazione, ogni 100.000 euro di liquidità è come pagare circa 560 euro ogni mese, è una rata di mutuo che noi stiamo pagando. E quindi questa abitudine è assolutamente dannosa, da la certezza di una perdita di cui non sempre prendiamo totale consapevolezza.

Sempre per ricordare un’abitudine che non andrebbe perpetrata e su cui non si dovrebbe insistere, è quella di investire nei titoli di stato, soprattutto nelle obbligazioni dunque considerate sicure, quelle che da sempre rappresentano per gli italiani un porto di sicurezza perché anche qui i rendimenti, come sappiamo, sono ancora molto compressi molto stretti verso lo zero.

È molto importante credo comunicare alle persone questo messaggio: spesso la maggior parte dei nostri clienti è convinta che lasciare i soldi dove sono equivalga a lasciare le cose come sono e questo evidentemente non è così.

E sei stato molto chiaro anche con gli esempi che ci hai fatto, soprattutto quello di “è come la rata di un mutuo”. La differenza è che però non hai la casa.